Venerdì 22 si è svolta al cinema Massimo di Torino l’annuale proiezione dei corti di diploma del Centro Sperimentale di Cinematografia, sezione animazione, di Torino.
Alla presenza di personalità, amici e parenti gli studenti del terzo anno del CSC hanno mostrato i loro film, cinque di cui due già mostrati in festival o vincitori di premi.
Trovarsi a un evento così nemmeno una settimana dopo il festival di Annecy è una strana, piacevole sensazione. Una sala piena d’appassionati d’animazione dove aspettando i corti gli spettatori iniziano a fare suoni di bolle con la bocca aspettando in corto e sembra di essere tornati in Francia.
La direttrice Chiara Magri ha dato inizio all’evento e fatto la presentazione di Bartolomeo Corsini, nuovo direttore della sede del CSC Piemonte.
Come ogni anno l’assessore alla cultura della regione Piemonte Antonella Parigi è stata presente alla cerimonia, viene ringraziata per l’impegno e il coraggio che ha sempre mostrato nella promozione del cinema d’animazione in Piemonte. Chiamata a fare un discorso lei risponde che il suo coraggio è solo mettere delle firme che altri non vogliono mettere, una bella lezione di modestia seguita da un discorso su come il Piemonte non si voglia adagiare sulla tradizione passata della cinematografia ma si investa sul futuro. Sostenere la giovani Start Up con finanziamenti regionali e invita chiunque voglia avere notizie a scrivere a lacultura@regione.piemonte.it perché si può davvero chiedere aiutò alle autorità.
La regione ha spinto per riuscire a avere il CSC nella stessa struttura della Film Commission per e spera di far crescere l’industria del cinema d’animazione rendendo il Piemonte sempre più un nodo centrale in Italia e in Europa.
Stesso discorso portato avanti da Paolo Tenna, presidente di Film Commission Torino Piemonte che ha citato dati per mostrare come l’industria del cinema d’animazione cresca e diventi sempre più importante.
Per iniziare viene mandata una sorpresa. La proiezione de “L’ultimo Sciuscià” del vate dell’animazione italiana Francesco Maria Guido, divenuto famoso col nome d’arte Gibba. Primo cortometraggio a tema neorealista realizzato nel 1946. Un cortometraggio fatto per mostrare la triste vita degli orfani di guerra costretti a vivere di espedienti e odiati o sfruttati da tutti.
Il motivo per cui viene proiettato è perché la scuola di cinema d’animazione ha conferito il diploma Honoris Causa a Gibba. Purtroppo lui non è potuto venire, ma al suo posto è presente Marco Giusti, critico, autore di programmi televisivi sul cinema che hanno formato generazioni di cinefili (l’indimenticabile Fuori orario) e esperto di cinema dal sapere enciclopedico. Amico, studioso e appassionato dell’opera di Gibba.
Mostra un’intervista a Gibba che ha fatto per l’occasione. Il grande vate racconta di non rimpiange per niente l’aver fatto l’animatore tutta la vita e di esserne stato felice. Raccomanda ai giovani che vogliono fare animazione di trovarsi un produttore, perché senza non si può fare nulla, a meno che non si abbiano altri modi di ricavare soldi. Spinge a provare a fare cortometraggi e farli vedere in giro per farsi conoscere.
Marco Giusti racconta quanto Gibba sia una persona incredibile. Della sua lunghissima carriera iniziata da ragazzino ha conservato tutto e ricorda tutto, anche se con qualche confusione.
Sergio Toffetti, ex direttore della sede CSC Piemonte e nuovo presidente del Museo del Cinema consegna il diploma Honoris Causa per Gibba a un più che felice Marco Giusti, che consegnerà al più presto il diploma al proprietario. Per chiudere mostra anche un filmato che Gibba aveva realizzato per lo spettacolo di Renato Rascel “Attanasio cavallo vanesio”. Una corsa del cavallo che non potendo essere attuata dal vivo in teatro venne fatta in film animato. In sala Caterina D’Amico racconta di aver visto lo spettacolo da bambina e ricorda la proiezione che avveniva nel finale.
A consegnare i diplomi, applaudire i corti e complimentarsi con gli autori sarà proprio Caterina D’Amico, presidente della scuola nazionale di cinema che viene a Torino una volta l’anno apposta per adempiere a questo compito.
Ma è il momento di mostrare i corti, notando come, grazie alla convenzione fatta l’anno passato con Toon Boom il software è stato utilizzato per realizzare tutti i cortometraggi 2D dell’anno.
Si inizia con “L’anguilla” di Silvia Bassoli, Giacomo D’Ancona e Maria Virginia Moratti. Cortometraggio in 2D che racconta di un ragazzino che una mattina esce presto per andare a pescare con il suo migliore amico. Ma qualcosa lo inquieta e sente che si muove nel profondo. Durante una pesca all’anguilla in riva al fiume i due litigano e allora il primo dice all’altro la verità. Sta per trasferirsi e non si vedranno più. Passano anni e l’anguilla, gigante e nera, continua a muoversi portando il terremoto. Nel paese devastato e pieno di macerie i due amici si ritrovano, pronti a ricostruire ciò che è andato perso sia nel paese che tra di loro.
Una storia d’amicizia ideata da Silvia Bassoli, che si è rifatta all’esperienza personale di quando dopo il terremoto del 2012 tornò al suo paese natale, Novi Di Modica. Tra la pena del vedere lo sfacelo era rimasta colpita dalla volontà di ricostruire degli abitanti, il loro ottimismo e la loro accoglienza. In quell’occasione quando le persone avevano paura delle scosse raccontavano d’aver visto un serpente mostruoso che si agitava nel terreno.
Segue “Polvere sottile” di Alessandra Boatto, Gloria Cianci e Sofia Zanonato.Corto in 2D che già sta girando nei festival. È un corto che colpisce per l’atmosfera, in tutti i sensi.
In un mondo futuro dove l’aria inquinata è talmente concentrata da essere diventato possibile navigare o nuotare nel pulviscolo una ragazza cerca di sopravvivere e coltivare una pianta, speranza per una vita migliore. Le autrici hanno avuto l’idea girando per l’inquinata Torino. Volevano mostrare un mondo pieno di polvere e le piccole cose che ognuno può fare per l’ambiente. La parte più lunga è stata la ricerca grafica su come realizzare la polvere, dare la sensazione che fosse materica e si potesse toccare. Per fare ciò hanno lavorato molto con pastelli e matite e poi combinato il tutto insieme all’animazione realizzata con Toon Boom, cosa molto difficile da fare. Sono molto contente del risultato ottenuto.
Il corto “Oltremura” di Cecilia Argenton, Francesca Marchiando Pacchiola, Salvatore Pione e Giovanni Saponaro racconta la storia di paese in cima a una strana torre.
La vita trascorre uguale e ripetitiva, ma un giorno un bambino per errore finisce dentro un sotterraneo scoprendo il meccanismo che regola nel dettaglio i movimenti ripetitivi dei cittadini. Comincia a giocare tra gli ingranaggi mettendo a soqquadro i comportamenti degli altri e quando si rende conto di quello che sta facendo continua ancora di più per liberare tutti. Un corto che parla di libertà dalla routine quotidiana fossilizzata nelle piccole città e nei paesi. Giovanni Saponaro si è ispirato alla vita ripetitiva del suo paese d’origine e a quanto gli sia sembrata monotona e ingessata fino al ridicolo quando è tornato lì da grande. Il gruppo ringrazia tutti gli altri gruppi per il sostegno e racconta aneddoti comici su come nella scuola tutti loro lavorino rintanati ai loro corti con poca comunicazione tra i loro gruppi. Loro tentavano di parlare con gli altri, anche per chiedere aiuto nella lavorazione.
Si sosta un attimo per un altro importante momento. La consegna del diploma Honoris Causa a Michel Fuzellier. L’evento è stato particolarmente divertente grazie alle battute fatte dal ricevente, emozionato d’aver ricevuto un titolo di studio decenni dopo il periodo scolastico. Adesso che ha un pezzo di carta assicura che lo farà valere.
Ascolta con interesse la motivazione per cui gli viene consegnato il diploma perché non si riconosce nello scritto. Vengono mandati frammenti dei suoi tanti lavori fatti per cinema, Tv e pubblicità. Un repertorio vasto e piacevole da vedere con parti davvero emozionanti. Fa i complimenti ai giovani diplomati per i corti che hanno fatto e si congratula anche con la scuola.
Ricorda che quando iniziò non esistevano scuole e si imparava solo lavorando negli studi con molte difficoltà e tanti limiti. Adesso in tre anni possono imparare tante tecniche.
Tocca al corto “Service INC” di Isac Amisano, Guglielmo Audenino, Leonardo Tacconella e Gabriele Tonsi cortometraggio in CGI che racconta la vita in un laboratorio spaziale dove lavora un robot cameriere/tuttofare dalla vita semplice, servire caffè agli umani insieme all’amico mini robot pulitore. Ma un giorno un incidente, la stazione precipita e gli umani devono mettersi in salvo. Risvegliatosi dopo non si sa quanti anni il robot e il suo amico pulitore devono adattarsi a una vita senza scopo oppure tentare di risvegliare gli umani dall’animazione sospesa. Un corto in 3D divertente e ben fatto che da allegria. Gli autori ammettono che il corto ha rischiato di non uscire a causa della divergenza d’idee tra di loro. La storia è stata molto discussa e accorciata finendo col concentrarsi sull’amicizia tra il robot cameriere e il piccolo robot pulitore. Alla fine il risultato li ha soddisfatti e sono felici di aver fatto il corto in questo modo.
L’ultimo corto dell’anno è “New Neighbours” di Andrea Mannino, Sara Burgio e Giacomo Rinaldi Cortometraggio in bianco e nero fatto ispirandosi all’animazione anni ’30 detta del tubo di gomma. in special modo a quella dello studio Fleischer.
In un quartiere da qualche parte degli stati uniti vive un biondo e massiccio personaggio e la sua famiglia. Ma mentre legge sul giornale della grande minaccia dell’arrivo di stranieri ecco che arrivano nella casa accanto a lio i sui nuovi vicini. Una famiglia araba. Il nuovo vicino è da subito d’accordo con lui nel non andare d’accordo. Riusciranno i due a dividere il prato senza distruggersi e a impedire alle rispettive figliolette di diventare amiche?
Andrea Manino racconta d’aver avuto l’idea dai titoli dei giornali iniziati a apparire un anno e mezzo fa. Quando riferendosi all’aumento di governi dalle tendenze razziste e xenofobe eletti iniziavano a uscire titoli che ricordavano le similitudini con gli anni ’30 e parlavano di un ritorno di quegli anni. Pensò così che non sarebbe stato male raccontare una storia sul tema della paura del vicino nello stile dei cartoon anni ’30, cosa che sembra facile ma non lo è affatto.
L’animazione comica e esagerata di quei Cartoons ha continue deformazioni che devono sempre tornare al personaggio e fare il film in bianco e nero gli ha fatto scoprire l’esistenza di un vastissimo numero di grigi da dover usare per non rendere piatta l’immagine. Ma il risultato è una gran soddisfazione.
Con questo si sono concluse le proiezioni di diploma del CSC. Al contrario degli anni passati non sono stati mostrati i lavori fatti su commissione regionale perché quelli fatti nel 2017 erano già stati mostrati l’anno passato e la produzione di quelli per il 2018 sta appena iniziando.
Altra mancanza è stata l’assenza del momento della consegna delle borse di studio. Cosa che si è deciso di fare senza cerimonie a scuola a fine anno.
Finita la proiezione c’è stato un rinfresco nei locali della Film Commission a cui hanno preso parte gli allievi, gli ospiti e chi era al cinema. Una festa allegra per tutti che sottolinea ancora una volta l’idea della scuola di formare esperti animatori e inserirli nella vita sociale della città invece di lasciarli isolati.
Auguriamogli tutti di riuscire nel loro intento.
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