Continua l’elenco dei cortometraggi in gara a Annecy 2017 con riassunto e racconti della lavorazione sentiti direttamente dagli autori durante la “P’tits dej du court”.
“Zug nach Peace” di Jakob WEYDE e Jost ALTHOFF per la Germania.
Cortometraggio sulla storia di un rifugiato irakeno che alterna momenti dal vivo ripresi in una metropolitana di Berlino a ricordi fatti a disegni animati bianchi su carta nera. Lo scrittore irakeno sulla metropolitana pensa ai treni della sua infanzia e al suo paese. La felicità che iniziò a declinare sempre più con la salita al potere nel 1979 di Saddam Husein e le sue guerre ignobili e non volute da nessuno per giungere al presente dove, finalmente libero, il popolo irakeno fa guerra a se stesso. Cortometraggio amaro che rimanda tutto l’amore e la rassegnazione del rifugiato per il suo paese.
La scelta di mischiare il dal vero all’animazione è stata l’idea di partenza per far concentrare l’attenzione sulla storia e non sui disegni e per poter fare le scene dove, sulla metropolitana, tutti lo guardano sospetti e lui si sente straniero al luogo. Il disegno bianco sul nero serve a collegarsi all’oscurità della storia. La storia del protagonista è vera e lui è stato felice di collaborare alla realizzazione del film. È davvero un cortometraggio intenso, molto commovente e triste.
“Tesla : Lumière mondiale” di Matthew RANKIN per il Canada.
Cortometraggio che combina riprese dal vero con inchiostro versato su pellicola e distorsioni per raccontare la storia di Nikola Tesla tramite le lettere che scriveva al suo mecenate. Strani testi dove la realtà e la fantasia si fondevano talmente tanto che non si è in grado di distinguere l’idea rivoluzionaria da un delirio. Tutto è realizzato in un bianco nero da film fantascientifico con tanto di scariche elettriche ottenute manipolando la pellicola. L’autore racconta di aver voluto fare un film su Tesla per l’ammirazione che ha sempre avuto per lui. Lo ritiene il più grande utopista del XX° secolo, convinto di poter liberare l’umanità da ogni male grazie alla scienza e alla scoperta di una forma d’energia infinita. L’ispirazione è presa dalla raccolta delle lettere di Tesla che lesse da ragazzo. Le trova un incredibile insieme di poesia e genio.
Racconta che solitamente lavora molto al computer, ma per questo film ha lavorato a mano su quattro pellicole cinematografiche dipinte, modificate a mano e poi unite in una ispirandosi molto all’animazione sperimentale di Takashi Ito e il suo lavoro con la luce. Il tono del film è epico, ma contiene molti elementi umoristici. Questo perché gli sembrava fosse un film troppo “nero” e voleva alleggerire la tensione. È un buon cortometraggio. sperimentale, interessante e divertente.
“Pépé le morse” di Lucrèce ANDREAE per la Francia.
Cortometraggio a disegni animati fatto con grande abilità. Un bambino segue la famiglia mentre esegue le volontà del nonno di spargere le sue ceneri sulla spiaggia dove lui ha passato anni sdraiato a fare nulla se non fumare. La nonna/vedova esegue strani rituali impastando la sabbia con le ceneri e i mozziconi di sigaretta, la madre è talmente disgustata dal mucchio di mozziconi lasciate dal dissoluto padre che porta la figlia più piccola lontano, le due sorelle maggiori gemelle sono più prese dalle loro discussioni sui social e a scherzare tra loro per curarsi di nulla. Ma a un tratto ogni membro della famiglia si trova coinvolto in strane situazioni al limite dell’orrore che li porterà a temere la morte capendo la fragilità della vita sentendosi più uniti alla famiglia. Cortometraggio proiettato già a Cannes l’autrice dice di preferire la proiezione a Annecy. La storia si basa su esperienze personali e i personaggi sono presi dalla sua famiglia e il nonno, come le sigarette, rappresenta la morte.
Ha fatto il corto pensando di realizzare un lungometraggio così da riuscire a immaginare le scene in modo più cinematografico possibile. Le piacciono molto le panoramiche e le inquadrature dei film, ma realizzare un film dal vero non è tra i suoi progetti perché preferisce l’animazione e usa riprese live solo come riferimento. Spera di poter un giorno realizzare un lungometraggio. L’abilità c’è e chi scrive le augura di averne la possibilità.
“MeTube 2: August Sings Carmina Burana” di Daniel MOSHEL per l’Austria.
Cortometraggio visivamente incredibile dove la CGI è usata per ottenere fotorealistici effetti speciali di cose e creature assurde. In una piazza in Austria un turista gira col figlioletto. Il bambino è attirato dai vari venditori ambulanti o artisti di strada. Vede un’anziana signora con un organetto e un cartello dove assicura che per pochi euro il figlio nerd canterà i Carmina Burana in modo incredibile. Per accontentare il figlio il padre paga e parte una delle più assurde rappresentazioni dei Carmina Burana mai fatte. Nell’indifferenza della vecchia compaiono decine di cantanti e ballerini a esibirsi e il figlio nerd canta vestito in toga o trasformandosi per fare il coro. Tutto in mezzo alla strada con i turisti che guardano divertiti e la qualità di una ripresa amatoriale.
“Adam” di Veselin EFREMOV per la Danimarca.
Cortometraggio realizzato in CGI fotorealistica mostra la storia muta di un robot che si risveglia in una parte di una fabbrica trovandosi collegato a diversi macchinari. Si libera e cammina con grande difficoltà. Nella parte posteriore della testa c’è del sangue, probabile segno di un cervello umano impiantato nel corpo meccanico. La disperazione lo porta a colpirsi così forte da ammaccarsi la fronte. Proseguendo verso un corridoio vede decine di altri esseri come lui che vengono spinti fuori da soldati umani armati e ostili. Compaiono due strani esseri robotici. Sono venuti a prenderli.
Cortometraggio davvero potente l’autore lo ha realizzato dopo anni di esperienza nei videogiochi. Voleva usare le tecnologie del gaming per raccontare una storia e questo è il suo secondo cortometraggio. Non ha voluto spiegare la storia dicendo che neanche lui ne sa molto. Si intuisce l’esistenza di una società distopica e che i due esseri sono una sorta di sacerdote e guerriera. L’ispirazione mistico/religiosa è stata forte. Il titolo in realtà non gli piace, lo trova troppo diretto e avrebbe voluto cambiarlo. Ma gli hanno detto tutti detto di non farlo e lo ha lasciato
“The Full Story” di Daisy JACOBS e Chris WILDER per il Regno unito.
Cortometraggio realizzato dipingendo figure su pareti di una casa o animando pupazzi a grandezza naturale che in alcuni casi vengono sostituiti da degli attori. Un uomo va a visitare la casa dov’è cresciuto con un amico e inizia a ricordare la sua vita con i genitori e la sorella. Momenti di gioia o litigi. Crisi coniugali dei suoi e riappacificazioni. Adolescenza e bisticci con la sorella. Vecchiaia dei genitori. Quarant’anni di vita di una casa visti con un po’ di malinconia ma sorridendone al ricordo.
L’autrice ha vinto il Crystal per il film di diploma nel 2014 con un film che venne anche candidato all’Oscar. Ammette che dopo è stato difficile tornare a fare un nuovo corto. Questo riprende e ampia la tecnica del corto precedente raccontando ancora vicende di vita familiare. Queste storie sono dovute al suo bisogno di set reali che la portano a raccontare di chi può abitarli. Per la prima volta ha diretto un corto con qualcuno, è stato difficile ma ha dato buoni risultati. Adesso sta lavorando a un nuovo cortometraggio. La tecnica non sarà più questa.
“Nothing Happens” di Uri KRANOT e Michelle KRANOT per Francia e Danimarca.
Cortometraggio realizzato dipingendo su fotocopie. In un parco innevato arriva un musicista, segue un’anziana signora, un altro musicista e varie persone di diversa età e provenienza. Tutti si sporgono su un parapetto per vedere qualcosa d’invisibile agli spettatori. Fanno tutti silenzio e sono attenti nell’osservare. I corvi si radunano e c’è un forte rumore. La gente se ne va mentre i musicisti iniziano a suonare una musica triste e appassionata. Nulla è accaduto, o forse tutto.
Per il terzo anno consecutivo tra i selezionati a Annecy gli autori hanno portato questo bel film ambientato in nessun luogo o tempo preciso visto che, purtroppo, può accadere sempre e ovunque.
Gli autori sanno cos’accade, ma non dicono nulla perché ognuno abbia la sua idea. La magnifica musica è suonata da musicisti rumeni perché gli autori volevano che fosse pervasa dal loro tipico sentimento di grave melanconia.
Gli autori raccontano che questo loro corto esiste anche in versione visibile con la Realtà Virtuale. Un nuovo modo di percepire le storie provando sentimenti diversi e più forti.
“Sprawa Moczarskiego” di Tomasz SIWINSKI per la Polonia.
Cortometraggio dipinto su vetro che racconta la storia di un giornalista eroe della resistenza antinazista polacco. Condannato sotto il regime comunista rischiò la condanna a morte ma fortunatamente riuscì a evitarla e a essere riabilitato. Personaggio celebre in Polonia l’autore racconta che è stata la figlia dell’eroe ha contattarlo per chiedergli di realizzare un film sul padre.
Lui ha accettato con gioia sapendo anche quanto sarebbe stato difficile trattare l’argomento. Una volta capito che raccontandone la storia sarebbe venuto fuori un mediometraggio ha deciso di farla diventare un documentario animato. In questo modo ha potuto raccontare tutto in modo più preciso, veloce e con più soddisfazione potendo mettere anche un senso di suspance sul finale del processo. Il tema degli eventi avvenuti durante la seconda guerra mondiale è ancora molto forte nei giovani polacchi e non smetteranno mai di trattarlo.
“Nocna ptica” di Spela Cadez per Slovenia e Croazia.
Cortometraggio realizzato con personaggi in decoupage di frammenti di triacetato dipinti e sovrapposti. Una pattuglia della polizia trova un tasso in mezzo a una strada. Vanno per rimuoverlo ma scoprono che l’animale non è morto ma “ubriaco” per la troppa frutta mangiata. Ripresosi il tasso sale sulla sua vecchia auto e inizia un viaggio verso casa, in uno stato allucinante, senza saper resistere dal mangiare altra frutta durante il tragitto. La vista diventa sempre più sfocata e neanche sentire la radio migliora la situazione.
Il cortometraggio ha vinto il premio al festival di Zagabria poche settimane fa. L’autrice racconta che c’è una vera tradizione in Slovenia nel fare cortometraggi su ubriachi al volante, ma sono spesso corti moralistici e lei questo lo ha evitato per concentrarsi sulla parte visionaria. L’idea è nata da una barzelletta letta su un giornale su due poliziotti che trovando un tasso ubriaco per la frutta mangiata pensano a come sua moglie reagirà (humor slovacco…). L’alcolismo è un problema piuttosto diffuso e . Questo è il primo corto che realizza con questa tecnica dopo molti fatti in stop motion. Le ha permesso di sperimentare col disegno e gli effetti di luce e sfocatura. La scena della guida in stato d’ebrezza da un lato diverte, dall’altro spaventa. Ottimo corto.
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