Da qualche tempo, ma forse da sempre, il problema dell’uso – pacifico o bellico – preoccupa l’opinione pubblica di tutto il mondo, o quasi. C’è chi teme che qualche Paese, dall’Iran alla Corea del nord, ne faccia un uso distruttivo, e chi invece, come in Italia, ne ha paura anche se verrà utilizzata per soddisfare la crescente richiesta di energia. Il problema, quindi, ha radici antiche e già a metà degli anni Trenta se ne era occupato Topolino in una storia pensata (suo il soggetto) e disegnata da Floyd Gottfredson (inchiostrata da Ted Twaites) con la sceneggiatura di Ted Osborne, forse il più grande disegnatore del topo disneyano. Si tratta di “Topolino e il mistero dell’Uomo Nuvola”, apparsa in strisce quotidiane fra il 30 novembre 1936 e il 3 aprile dell’anno successivo, e poco dopo pubblicata in Italia sul settimanale Topolino. La prima traduzione era abbastanza fedele, ma un po’ casareccia, fortunatamente corretta nelle molte ristampe degli anni seguenti. La storia è stata ispirata dalla lettura dei giornali che in quegli anni davano spesso notizie sui progressi compiuti nel campo delle ricerche sull’atomo, e soprattutto dalla visione di un film del regista William Cameron, “Things to Come” (La vita futura nel Duemila), con Ralph Richardson, Ann Todd, Sir Cedric Hardwick e Raymond Massey, tratto da un racconto di H. G. Wells, quello della Guerra dei mondi e altre avventure di fantascienza. La storia di Gottfredson si intitola, in inglese, “Island in the sky”, e l’isola nel cielo richiamata dal titolo è quella dove vive il dottor Einmug, un bizzarro inventore (diventato in Italia il prof. Enigm), che ha scoperto il modo di utilizzare l’energia degli atomi, in pratica ha scoperto l’energia atomica qualche anno prima di Fermi ed Einstein, scienziato del quale Einmug è la simpatica versione parodistica. Ma il professore non è del tutto contento della sua invenzione perché, dice, “essa non cagionerebbe che guerre, distruzione e rovina”. E più avanti precisa che “quando penso all’uso che farebbero gli uomini della mia invenzione, mi vien da piangere”, anche se “con la mia energia atomica tutti al mondo potrebbero essere ricchi e felici, ma con essa un uomo dominerebbe il mondo”. In queste parole ci sembra di udire non solo le perplessità di questi anni sull’uso dell’energia nucleare, ma anche l’eco del dibattito in atto fra gli scienziati americani e antinazisti sul finire degli anni Trenta. Poi, quando scoppiò la guerra e si profilò il pericolo concreto di un’atomica nazista, questi dubbi caddero. Tornando alla storia disneyana, si può dire che essa ha un evidente tono profetico, con l’immancabile spia di un paese straniero (manco a dirlo il malvagio Gambadilegno, che in qualche storia dei primi anni Quaranta ritroveremo in divisa da nazista) che cerca di trafugare la formula al mite Einmug. Ovviamente l’intervento di Topolino sventerà questa losca macchinazione, ma Einmug ritiene che “il mondo non è ancora maturo per un’invenzione del genere”, e parte con la sua isola volante verso un pianeta lontano, per evitare che la bomba atomica finisca nelle mani sbagliate. (Articolo di Carlo Scaringi).
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