Dov’è finita la nube di Caravan?

All’inizio di ottobre sarà in edicola il quinto albo dell’ultima (per ora) miniserie bonelliana, “Caravan”, che in una dozzina di episodi narra la storia un po’ misteriosa di un nube nera, minacciosa e inquietante, che ha oscurato il cielo di Nest Point costringendo i cittadini ad abbandonare le loro abitazioni. E’ una fuga ordinata, con camper, roulotte, caravan e station wagon, sotto il severo controllo dell’esercito. Da quattro numeri questa piccola carovana di Nest Point è in viaggio verso una meta sconosciuta. Non accade nulla, o quasi, eppure al termine di ogni albo al lettore resta la curiosità di scoprire cosa accadrà fra un mese. Il merito è quasi esclusivamente di Michele Medda – uno dei tre “padri” di Nathan Never – che ha saputo costruire e sceneggiare una storia che se da un lato è priva di azione (almeno quella classica delle storie di Tex o Zagor, per restare nei confini degli albi editi da Bonelli), dall’altro propone una tensione interiore, che scaturisce soprattutto dagli attenti dialoghi e dalle situazioni umane che racconta. Se la struttura della storia (sempre ben illustrata da alcuni bravi disegnatori del gruppo Bonelli) è fornita dalla fuga degli abitanti di Nest Point, al suo interno – praticamente in ogni albo – compaiono altri elementi e molti personaggi non estranei alla vicenda, che arricchiscono il racconto con riflessioni, ricordi, sentimenti, passioni che portano alla ribalta amori, contrasti, litigi, speranze e delusioni di questa variegata umanità che la misteriosa nube costringe a vivere fianco a fianco in un forzoso clima di amicizia, di sospetto, magari anche di odio. La sceneggiatura porta in evidenza i sentimenti più segreti, e talora anche inconfessabili, che si nascondono in questo piccolo mondo moderno, denunciando anche i mali eterni del nostro tempo, dall’alcolismo all’incomprensione fra i coniugi, dai sogni di gloria dei giovani, spesso attratti da effimeri successi, alle delusioni degli adulti che talora, dopo una vita di duro lavoro, si ritrovano con un pugno di mosche in mano. “Caravan” è una storia proiettata in un futuro possibile, con molti agganci con la realtà di oggi, e forse per questo affascina e coinvolge il lettore, che quasi dimentica la minacciosa presenza dell’inquietante nuvola che ogni tanto compare in qualche vignetta, forse solo per controllare che il viaggio prosegua tranquillo e senza intoppi, almeno fino al colpo di scena che – ne siamo sicuri – arriverà all’ultimo episodio. (Articolo di Carlo Scaringi).

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