Fare Animazione per fare (davvero) la differenza: il discorso ispiratore di Cinzia Angelini al TEDxTrento
TEDxTRENTO 2017
Il testo integrale dell’intervento di Cinzia Angelini, regista di “MILA“
“Superare le diversità culturali con la magia dell’animazione.”
Pensate di essere stati influenzati dai “cartoni animati”, cioè dai film d’animazione che avete visto da bambini? Avete mai sognato di esser un super eroe invincibile, un mago affascinante ,o una fata esuberante, o di volare magari verso l’Isola-che-non-c’è?
Provate ancora ad immaginare… e se potessimo usare l’animazione non solo per permettere ai bambini di tuffarsi in un mondo fantastico, ma anche per trasportarli in mondi REALI ma diversi dai loro? Mondi sconosciuti che forse a volte possono incutere timore… o paura.
Sì, PAURA. Paura del diverso, paura del cambiamento, paura dell’ignoto…
Paure… e se con la magia dell’animazione potessimo sconfiggere queste paure avvicinando le culture e superando cosi le barriere delle diversità culturali? Probabilmente state pensando… che io sia una pazza visionaria! Ma torniamo bambini per un attimo… chiudete gli occhi, solo per un momento…
Pensate al vostro primo ricordo di un cartone animato. Cosa ricordate? Che film era? Quanto vi ha coinvolti ed emozionati? Penso che voi abbiate un’immagine molto vivida di quel film e penso che quella memoria sia collegata a un periodo di vita compreso nei vostri primi 10 anni. E’ infatti risaputo che quello che si vive da bambini (le emozioni in particolare) lasciano segni profondi nella nostra mente e che quei segni ce li portiamo dentro tutta la vita perché diventano parte di noi… appunto, ci segnano! E, secondo studi scientifici, i primi 10 anni sono determinanti per la formazione di un individuo.
Per cui mi sono chiesta: “e se si potesse andare oltre le storie di una principessa che bacia una rana, una fata dei desideri o un coyote che rincorre un uccello? Se potessimo usare l’animazione per parlare anche di storie “diverse”, storie che hanno un profondo significato sociale e culturale, storie con temi forti e con eroi di altre culture, storie che possano influenzare i bambini prima dei loro 10 anni (ma anche dopo) con messaggi di coraggio, comprensione e grandi valori morali?”
C’era una volta un bambino siriano che sognava di essere un ballerino nel suo Paese, ma che, forzato dalla guerra, ha realizzato il suo sogno altrove. C’era una volta una bambina afgana che amava la musica e, contro ogni parere, diventò non solo musicista ma direttrice della prima orchestra afgana composta da sole donne. C’era una volta un bambino africano che grazie ad una sua invenzione riuscì a portare l’elettricità nel suo sperduto villaggio. Insomma…c’erano una volta storie vere, di piccoli grandi eroi che devono essere raccontate ai bambini e perché no con un po’ di magia. E qui vorrei raccontare una storia… la mia… Come molti di voi sono cresciuta anch’io ascoltando storie di guerra. Mia nonna era una bambina sopravvissuta alla prima guerra mondiale, mia madre poi sopravvisse alla seconda.
Di tutte le storie di guerra che mia madre mi ha raccontato, quella che più mi ha segnato è quella in cui descriveva come si sentiva durante i bombardamenti. Una bambina senza forza, bloccata dalla paura e incapace di scappare. Più che una storia, mia mamma mi ha fatto comprendere come un bambino si possa sentire nel mezzo di un conflitto. Mi ha trasmesso il suo indelebile ricordo. Un’angoscia che si può capire guardando foto come questa.
E come sappiamo questa foto purtroppo non é la prima e non sarà l’ultima… Se non facciamo uno sforzo, la storia continuerà a ripetersi.
Infatti quando avevo vent’anni, durante il mio primo anno di scuola di animazione, scoppiò la guerra dei Balcani …
Le storie di mia mamma della seconda guerra, ascoltate da bambina, chiuse nel mio cuore e nella mia mente non erano più così lontane.
In quel momento decisi che, appena pronta, avrei usato il mezzo che amo, l’animazione, per agire, per provare a FARE una differenza.
Dopo anni di lavoro nel campo dell’animazione internazionale, capii che era giunto il momento di scrivere e dirigere il mio primo film.
Sapevo esattamente di cosa volevo parlare.
C’era una volta una piccola bambina a Trento, nel mezzo della seconda guerra mondiale… Si chiamava “Mila”.
Mi rivolsi ai grandi studi con entusiasmo ma realizzai subito che storie socialmente importanti non erano assolutamente “adatte” al loro business. Nessuno voleva rischiare di investire in un cartone animato che parlasse di guerra. Nessuno!
Fu una pillola difficile da ingoiare, ma qualche volta il rifiuto può trasformarsi in forza.
Non accettai quel NO, così mi rivolsi ai miei colleghi e amici e la loro risposta fu incredibile. Il desiderio di mettere in evidenza la tragedia dei bambini vittime di guerra, o comunque di parlare di temi reali e difficili con un linguaggio “dolce” ed accessibile, ci ha uniti e il Mila team attualmente è composto da 350 artisti che collaborano volontariamente da 35 Paesi, alcuni dei quali si trovano in zone di conflitto.
Questo è un estratto del nostro lavoro.
Come vi è sembrato? Pensate sia troppo intenso per i bambini?
Io penso di no…
Noi tendiamo a sottostimare i bambini; i bambini hanno una mente aperta, sono curiosi, sono liberi da pregiudizi e processano gli eventi diversamente da noi per cui con l’animazione potremmo raccontare loro anche storie più impegnate.
Purtroppo storicamente l’animazione, questa bellissima forma d’arte, è limitata e inscatolata in un genere cinematografico. E’ tempo di aprire quella scatola per portare un diverso tipo di film d’animazione al grande pubblico.
L’animazione non ha limiti e il suo mercato è in costante crescita. Ma quanto è grande questo mercato e in particolare quello dei lungometraggi di animazione? Per intenderci, i film che escono al cinema e che quindi hanno maggior visibilità. Consideriamo un po’ l’attuale situazione: analizzando i dati attuali possiamo ben capire quali potenzialità abbia mediamente un lungometraggio animato.
Ogni anno, centinaia di artisti creano cortometraggi socialmente impegnati, ma raramente questi film vanno oltre i film-festival. Alcuni cercano di fare anche lungometraggi indipendenti basati su storie con temi forti, ma come avete visto trovano una distribuzione molto limitata.
E che cosa possiamo fare? Non ci resta che fare una rivoluzione!
La rivoluzione del FARE: fidarsi, agire, realizzare, esprimere. Ma questa rivoluzione non può e non deve partire solo dagli addetti ai lavori, professionisti, artisti dell’animazione…ma anche da noi, da voi.
Se siete genitori, scegliete i film con la stessa cura con la quale scegliete il cibo sano per i vostri bambini e se non siete soddisfatti della storia raccontata chiedetene di diverse!
Se siete dei produttori ascoltate il vostro cuore. Non domandatevi quanto quella storia potrebbe incassare ai botteghini. Ascoltate il messaggio, sentitelo dentro di voi e dategli una possibilità.
Se siete dei distributori sostenete quei film, offritegli più schermi e più sale. Abbiate fiducia nel vostro pubblico. Roma non è stata costruita in un giorno. Ogni cosa ha bisogno di tempo, non solo per essere fatta ma anche per essere accettata.
Io spero che nel futuro i grandi studi investano per produrre anche film animati che affrontino le diversità culturali. Quale miglior mezzo se non la magia dell’animazione per eliminare le barriere culturali e creare un mondo migliore?
Come diceva Walt Disney: L’unico modo per iniziare a FARE qualcosa è smettere di parlare e agire.
Grazie.
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