Gipi racconta le terra dei figli a Torino

Gipi racconta le terra dei figli a Torino

il Circolo dei lettori, via Bogino 9, Torino

martedì 31 gennaio, ore 21

GIPI
La terra dei figli
In un mondo senza regole, c’è qualcosa che salva. Forse.
È un libro dalla copertina nera che serve per fuggire verso qualcos’altro.
Martedì 31 gennaio, ore 21 al Circolo dei lettori con Nicola Lagioia

c.s.: Gipi ha raccontato storie con i colori, oli e acquarelli, e in bianco e nero, mescolando avventura, realismo e autobiografia. Ha vinto tantissimi premi, come il Goscinny e il prestigioso Premio al Miglior Album al Festival international de la bande dessinée d’Angoulême, assegnato solo a due italiani prima di lui, Hugo Pratt e Vittorio Giardino. Era il 2014 quando il suo fumetto Unastoria, entrò nei dodici finalisti del Premio Strega come primo romanzo a fumetti a ricevere la candidatura nella storia del premio letterario. Al Circolo dei lettori porta il suo nuovo La terra dei figli (Coconino Press – Fandango), in dialogo con Nicola Lagioia, martedì 31 gennaio, ore 21.

Una palude bianca e nera è lo sfondo della nuova storia di Gipi. È fondale ma anche il protagonista. I personaggi, due fratelli emaciati, magri come ombre, si confondono con la china, tratti simili a graffi sulla pagina. I ragazzi stanno cacciando. Perché l’unica cosa che conta è procurarsi il cibo per vivere. Tornano a casa e c’è il padre ad aspettarli, la barba ispida, la canottiera sporca, i piedi nudi. I tre abitano su una casa di pescatori in mezzo al fiume. Ma il fiume è velenoso.

Intorno non c’è niente. O almeno così pensano i due.

Che cosa è successo prima non si sa perché «Sulle cause e i motivi che portarono alla fine si sarebbero potuti scrivere interi capitoli nei libri di storia. Ma dopo la fine nessun libro venne scritto più», dichiara Gipi all’inizio di La terra dei figli.

La società è stata annientata insieme alla razionalità e al progresso.

L’apocalisse immaginata dal fumettista è un’ellissi narrativa. Immaginiamola come vogliamo, sappiamo solo cos’è rimasto. La palude, l’acqua, i due ragazzi, il padre e altri raripersonaggi: Aringo, i gemelli Testagrossa, la strega, la schiava. I fedeli.

È una distopia, quella di Gipi, che disobbedisce ai dettami del genere. È sì una società futura, ma non esiste un’autorità. Il disastro c’è ma è già avvenuto, non è imminente, non è una minaccia. Non esiste una gerarchia né la divisione in classi sociali.

Ma c’è un culto.

Il mondo caduto di Gipi è il nostro mondo. Il mondo dei social. È un mondo in cui le regole di comportamento sono scomparse, proprio come succede su adesso su Facebook.

I social sono il culto e i fedeli sono legati al ricordo di com’era stare lì, davanti allo schermo, senza nessun organismo di controllo, senza nessuna norma. Ci si mangia la faccia su Facebook, commento dopo commento. Linciaggio mediatico e calunnia tweet dopo tweet. Ma in La terra dei figli i computer non ci sono più, allora lo si fa davvero. 

L’intolleranza così attuale dei social è la linfa vitale dei fedeli, la banda che perseguita i fratelli. Gridano “puro sentimento!”, dunque niente logica e niente ragione. Misurano tutto attraverso i “laic”, e non lo facciamo anche noi?

Il vero non conta. Non conta sui social, molto spesso, non conta nella distopia di Gipi. Hanno peso solo le credenze, solo invenzioni, solo “puri sentimenti”. I meme che dicono falsità, post clickbait, titoli in caps lock, strilli in maiuscolo. Superstizioni, fede cieca e gattini.

In un mondo di sole urla, senza norme, c’è qualcosa che salva. Forse. Nel caso di Gipi è un libro dalla copertina nera che serve per fuggire verso qualcos’altro.

Ingresso libero fino a esaurimento posti



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