Greg Rucka ha deciso di affrontare il tema. I titoli dei giornali non potevano che sbizzarrirsi, ma il termine che più significativo di quseta discussione è, forse, Queer.
Per la cronaca, queer significa solo “eccentrico, insolito” o magari “di traverso”. E’ stato utilizzato spesso contro chi era “diverso”, non omogeneizzato. D’altronde, non venivano forse chiamati freak, i cosiddetti “fenomeni da baraccone”, cioè “strambi”, tutti coloro che avevano un corpo (o un comportamento) che non rientrava nei “canoni tradizionali”? Si trattava di termini dispregiativi, usati per indicare chi non era “come tutti gli altri”. C’è voluta molta fantascienza per abituare le persone (non tutte, purtroppo) che le differenze sono solo differenze, non “mostruosità”, e spesso portano con sé arricchimenti collettivi di vario tipo, nonché che “tutti gli altri” significa davvero poco, in realtà…
Così oggi tocca al termine queer, passare da spregiativo a motivo di presa di coscienza, al non essere inquadrati o inquadrabili in schemi preconfezionati (nemmeno in quelli dei “diversi”), al non essere omogeneizzati, ma neppure, ovviamente, “mostruosi”.
Di essere, semplicemente, umani.
E, come tutti gli umani (questo sì, vale per tutti), sufficientemente bizzarri, visto che, per fortuna, non siamo fatti con lo stampino.
Oggi, quindi, ti segnalo un paio di articoli su Wonder Woman legati a questo tema umano tanto semplice (ma non per tutti). La prima fonte è quella che ha dato il via a tutto, con l’intervista a Greg; il secondo raccoglie diversi altri link interessanti su cui riflettere.
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