Il 26 settembre di un anno fa scompariva Sergio Bonelli, praticamente negli stessi giorni in cui Tex festeggiava l’ennesimo compleanno. L’editore e il ranger: una vita trascorsa insieme, sotto il segno dell’avventura. Quando papà Bonelli e Galep a fine settembre 1948 crearono Tex Willer, protagonista di una collana di albetti a striscia, piccoli e maneggevoli, quasi un ricordo dei magri anni di guerra, Sergio Bonelli aveva più o meno sedici anni, per lo più trascorsi come ragazzo di bottega all’interno della casa editrice, che aveva la dimensione di un’azienda artigianale. Prima di assumere il nome attuale, la Bonelli è passata attraverso varie trasformazioni (Araldo, Cepim, Daim, ecc.), guidata da una sorta di Trinità laica, con la Madre (la signora Tea Bonelli, che si è sempre divisa tra gli impegni casalinghi e le incombenze editoriali), il Figlio, ovvero Sergio Bonelli, con ambizioni di scrittore, ma poi diventato editore, al posto del padre che preferiva viaggiare, con Tex e tanta fantasia, nelle praterie del West, e lo Spirito libero, perché Gianluigi Bonelli dopo le esperienze fatte quando diresse il Vittorioso, l’Audace e altri periodici, si era stancato del lavoro editoriale preferendo raccontare storie. La Bonelli di oggi è una vera industria, con decine di collane regolari e infiniti supplementi, una macchina ben collaudata che funziona come un orologio, anche perché Sergio nel corso degli anni si è circondato di molti collaboratori scelti tra i migliori nel campo (Castelli, Frediani, Burattini, Boselli, Manfredi, Sclavi, Berardi, ecc., nonché gli ottimi disegnatori, il tutto coordinato da Davide Bonelli e dai direttori esecutivi Marcheselli e Maniero) che continuano perfettamente il lavoro iniziato tanti anni fa. Sergio Bonelli è stato un grande imprenditore editoriale che conosceva a meraviglia il mondo del fumetto al quale si era avvicinato con la passione e la curiosità del ragazzo che passava il tempo a osservare Aurelio Galleppini, allora ospite in casa Bonelli per la crisi degli alloggi, mentre disegnava (siamo nel 1948) i primi albi di Occhio Cupo e di Tex. Sergio Bonelli ha conservato per tutta la vita quel suo genuino interesse per i fumetti, mostrando soprattutto anche una grande capacità nella ricerca di autori, personaggi e situazioni nuove, che non dovevano solo divertire lui, ma soddisfare la curiosità dei lettori. Da qui la ricca gamma di tematiche e di protagonisti, dal West alla fantascienza, dal poliziesco all’horror, ecc. Per questo si è dedicato a lungo anche al lavoro di sceneggiatore, continuato finché lo permisero i crescenti impegni editoriali. Oltre ad alcune serie minori, ma non troppo come il giovanile Un ragazzo nel West, Sergio Bonelli, nascosto all’inizio dietro il nome di Guido Nolitta, è stato il creatore di Zagor e di Mister No, il cui ciclo si è concluso qualche anno fa. Zagor invece resiste bravamente (è il secondo più longevo dopo Tex e prima di Diabolik), anche per l’originalità del personaggio e delle situazioni in cui è immerso. La casa editrice ricorda in questi giorni Sergio Bonelli con un numero speciale dell’Almanacco dell’avventura (256 pagine a colori) che ripercorre l’itinerario artistico, professionale e umano del grande editore, attraverso le sue passioni (cinema, Amazonia, Africa, West, ma soprattutto i fumetti) e i suoi personaggi, Mister No in questo caso, riproposto in una vecchia storia già inserita nella celebre collana bonelliana, Un uomo un’avventura, che raccoglieva vicende straordinarie e spesso vere, realizzate dai migliori disegnatori italiani, come Roberto Diso, a lungo interprete del simpatico pilota. (Carlo Scaringi).
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