Brescello è il luogo dove Guareschi ambientò le divertenti baruffe al lambrusco tra Peppone e Don Camillo, simboli di un’Italia di ieri che sopravvive ancor oggi, sia pure sotto altre forme. Ma Brescello è anche il paese dove è nato Carlo Bisi, una delle glorie del fumetto italiano. Sfruttando la coincidenza con alcuni anniversari, l’ANAFI – che da almeno una ventina di anni ha sede a Reggio Emilia a pochi passi dal celebre paesino – ha dedicato recentemente al disegnatore una delle sue periodiche mostre che a fine maggio e inizio inverno raccolgono a Reggio appassionati e collezionisti. Il risultato di quell’iniziativa è stato un ricco volume – Un maestro dell’ironia borghese, curato da Luciano Tamagnini e altri – che esamina ampiamente la vasta produzione di questo artista, ricordato quasi esclusivamente per il suo personaggio più famoso, quel Sor Pampurio apparso nel 1929 sul Corriere dei Piccoli, e poi entrato nella piccola storia del costume italiano. Il protagonista di questa lunga serie di tavole è in fondo un anonimo borghese, forse benestante, con moglie, figli, servetta e animali al seguito che non sopporta il contatto con vicini o magari parenti invadenti e ogni volta dopo aver giurato che da questo appartamento "non trasloco più di certo", finisce per cercare un nuovo alloggio. Le sue divertenti avventure sono un fedele ritratto dell’Italia di quegli anni, raccontata con distaccato umorismo ma senza la cattiveria della satira di oggi. Una volta Sor Pampurio lascia casa perché dopo aver messo il telefono, tutti gli chiedevano di fare una chiamata, altre volte per la maldicenza e l’invidia delle vicine che taglian i panni addosso alla Pampuria: "E le perle? Già, le ha prese per sei lire da un cinese" (anche allora nella Milano del 1929). Nel dopoguerra, abbandonato Pampurio, Carlo Bisi ha creato, sempre per il Corrierino, la famiglia Doggidì, quasi un gioco di parole invece "di oggi dì". E’ più moderna, ma con i problemi di tutte "le famiglie d’oggidì che divoran a quintali le riviste e i giornali". Ma guardano solo le figure, si interessano di cinema e sport e sono "beatamente immerse nella gioia dell’incipiente consumismo" come ha scritto Antonio Faeti. Se Carlo Bisi è stato un maestro del fumetto senza nuvolette, altrettanto grande lo è stato come pittore e illustratore, come ci testimoniano vari articoli apparsi su Fumetto n. 81 dedicati al Bisi autore di manifesti pubblicitari (e non solo), copertinista del Giornale illustrato dei Viaggi, disegnatore di testi scolastici e illustratore dei tre romanzi di Mario Buzzichini con le avventure di Tompusse, un ragazzino intraprendente protagonista col cane Mollalosso e la sorellina Pippoletta di improbabili ma forse educative vicende. Le storie apparvero nei primi volumi della celebre collana della Scala d’oro che tra il 1932 e il 1936 propose un centinaio di romanzi, per ragazzi e no, condensati e adattati per l’infanzia, e soprattutto illustrati dai migliori disegnatore dell’epoca. Nei primi due libri Tompusse scopre gli animali feroci di tutto il mondo e i tanti mestieri che potrebbe fare da grande. Ma un giorno Mollalosso scavando una buca porta alla luce un antico romano, con tanto di spada e corazza, che ritornato in vita si troverà immerso nel convulso mondo degli anni Trenta. Malgrado i punti di contatto che il regime cercava nell’antica Roma, il povero guerriero dopo aver sfidato con la spada un traballante autobus, preferirà tornare nel suo mondo. E’ una storia semplice, forse scontata, quasi ovvia, che Carlo Bisi ha trasformato in una delicata satira, come ricorda appunto la rivista in due pagine ricche di illustrazioni e citazioni. (Articolo di Carlo Scaringi).
by afNewsInfo - - Carlo Scaringi
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