Nero perché sporco di carbone. Nero perché sporco di morte vigliaccamente ingiusta come lo sono tutte le morti sul lavoro. Questo è il Natale di Guy Lefranc, eroe di carta dell’omonima (classica) serie creata da Jacques Martin, che stavolta si occupa di minatori (per buona parte italiani, emigranti, trattati come m***e, in un lavoro di m***a, con condizioni di lavoro di m***a per risparmiare e far guadagnare di più i padroni della miniera) nel Natale del 1955. Pochi mesi dopo l’episodio Noel Noir ci sarà, l’8 agosto 1956, l’immane tragedia di Marcinelle, nella quale il “tributo di sangue” degli italiani alla crescita del Belgio sarà di (altri) 136 uomini (altri 95 erano belgi e solo 13 minatori sopravvissero). Tanto preziosi sono stati gli emigranti per lo sviluppo delle nazioni in cui hanno lavorato. In Belgio gli italiani hanno fatto la loro parte, a costo della vita, e oggi sono parte integrante di quel Paese, ma non è stata una storia facile e priva di sofferenze. Quella che Martin ci presenta, firmata da Régric e Jacquemart con la prefazione di Camille Rigebert, è un’avventura classica, cronologicamente ambientata subito dopo “Le maitre de l’Atome”. Nel corso della trama avventurosa (c’è anche un terrorista inseguito dall’ispettore Renard in missione per l’Interpol), troverete tanti italiani, così simili, per tanti versi, agli immigrati che sono in Italia ai giorni nostri, e “colleghi”, tristemente, di tutti coloro che ancora oggi muoiono nelle miniere. Non mancherà, nella lettura, un groppo in gola a pagina 47.
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