Annecy 2017. Cortometraggi in gara 4.

afn:
Annecy 2017. Cortometraggi in gara 4.

Quarto articolo sui cortometraggi in gara a Annecy 2017. il quarto gruppo presentava cortometraggi piuttosto complicati da seguire ma molto spesso profondi.

  •  “Splendida Moarte Accident” di Sergiu NEGULICI per la Romania.
  • Cortometraggio fatto utilizzando tre tecniche diverse, il disegno, l’animazione di oggetti e la CGI.

    Si parte con semplici disegni su ritagli di carta. Un giorno l’autore andò da un antiquario di Bucarest. Questi, tra le varie antichità, gli mostrò il disegno di un’artista minore dell’avanguardia rumena con dietro una poesia d’amore che un importante poeta le aveva dedicato. La cosa lo stupì perché il poeta è famoso per aver dedicato tutte le poesie d’amore alla moglie, che era la sua musa. Comprato il disegno torna a casa, lì legge la poesia e addormentatosi sulla poltrona sogna d’essere su un treno. Un vagone antico realizzato in CGi affollato di persone fatte con pupazzi di carta. Sono gli anni ’30 e tra i passeggeri sono presenti i più importanti personaggi dell’avanguardia rumena tra dadaismo e rinnovamento politico/ sociale. Tante iniziative geniali rovinate impietosamente dai successivi totalitarismi. Tra queste figure una bellissima ragazza dai lunghi capelli è affacciata al finestrino. Si gira e osserva lo spettatore con uno sguardo profondo e intelligente. L’autrice del disegno. Svegliatosi l’autore andò a incontrarla. Ormai è una donna anziana, ma ricorda perfettamente tutto di quel disegno. Però dopo tutti gli anni passati niente ha più importanza.

    L’autore ha iniziato lavorando nella pubblicità, poi con la grande Anca Damian, questo è il suo primo corto. Nato dalla curiosità scaturita dal ritrovamento di quella poesia. Era talmente intrigato dal mistero che andò a parlare con l’autrice del disegno, che all’epoca aveva già 105 anni ma ricordava perfettamente tutto di quel periodo. La signora negò che la poesia fosse dedicata a lei, ma dopo quella volta non volle più parlare con lui, questo gli fa pensare che la poesia fosse davvero dedicata a lei ma volesse proteggere la fama del poeta. Per questo motivo lei e il poeta sono gli unici personaggi a avere nomi inventati. La bella combinazione di tecniche diverse rende il corto ancora più interessante. Fantastico.

     

    “Kosmos” di Daria KOPIEC per la Polonia.

    Cortometraggio fatto in Stop Motion con personaggi in pasta modellabile, piante e insetti essiccati. Racconta la storia di una giovane coppia alla prima esperienza sessuale tramite sensazioni e mutamenti del corpo. Nella camera dei genitori di uno dei due si intervallano immagini di abbracci a quelle di scene surreali molto evocative e poetiche. La casuale apertura di uno dei cassetti del comodino e la scoperta del suo contenuto, però, ferma tutto.

    L’autrice assicura che la storia nasce da fatti veri saputi facendo interviste a varie persone chiedendo cos’abbiano provato la prima volta che hanno fatto l’amore. Tutto per poterne ricreare l’energia non logica che si prova. Anche il finale con la scoperta dei sex toys dei genitori e il conseguente fermarsi stupiti è preso dal vero. Il protagonista del corto è il corpo umano e la descrizione di sensazioni tattili che portano a altro. L’autrice ammette che questo è solo il primo corto di un progetto molto serio sul corpo umano che vuole portare avanti.

     “Airport” di Michaela MÜLLER per Croazia e Svizzera.

    Cortometraggio fatto dipingendo su vetro. Tutto quello che viene mostrato è la vita all’interno di un aeroporto. Gente che arriva, gente che va, personale di bordo, persone con valige. Dipinto in vari toni di grigio è senz’altro notevole per l’abilità artistica dell’autrice.

    Che racconta come, dopo il corto di diploma fatto sette anni fa, abbia subito iniziato nuovi corti dovendoli poi lasciare. Ha iniziato a dipingere molto e avuta l’idea ha fatto molti disegni all’aeroporto. La decisione di fare un corto su un ambiente simile è nata da un’intervista vista anni prima in cui un uomo anziano, molto agitato e poco credibile, gettava il suo odio verso i “Non luoghi che spersonalizzano”. Ultima curiosità, il corto appare in bianco e nero, ma in realtà la pittura era a colori, soprattutto azzurri e arancioni, poi convertiti in scala di grigio. Tutto perché le piace la luminosità dei grigi che si ottengono così.

     

     “L’Ogre” di  Laurène BRAIBANT per la Francia.

  • Cortometraggio a disegni animati racconta la storia di un orco che vive nei nostri tempi. Un essere più grande degli umani e con le zanne ma ben vestito e di ottima educazione. Va al ristorante e tenta di mangiare tranquillo nonostante tutti lo guardino disgustati. Ma la sua inestinguibile fame lo porterà a mangiare senza posa terrorizzando tutti e diventando sempre più grande. Il finale è assurdo e geniale.

    L’autrice ha scelto di rappresentare l’orco nel modo più contrastante con l’idea che si ha di lui. Sembra essere un gigante timido e sensibile con viso e movenze quasi femminile. Tenta di evitare la sua natura finendo per isolarsi. Il messaggio finale, pessimista, che non si può evitare la propria natura rende leggermente triste questa storia. L’autrice ammette di ispirarsi all’umorismo assurdo, dissacrante e intelligente dei Monty Python e in un discorso di critica sociale l’orco può essere visto come simbolo dell’iperconsumismo autodistruttivo. Uno dei corti più interessanti di questo gruppo.

    A questo punto Marcell Jean è dovuto andar via. Lo sostituì una sua giovane collaboratrice di cui, purtroppo, chi scrive non ha segnato il nome.

     

     Kutxa beltza” di Izibene OÑEDERRAIsabel HERGUERA per la Spagna.

    Cortometraggio in tecnica mista che racconta la storia di una donna che vive sola col suo cane e ha delle strane allucinazioni in strani luoghi dove realtà e fantasia si fondono spesso con risultati grotteschi ma artisticamente molto interessanti. Scene che animano graffiti primordiali con grande energia mentre la storia della donna diventa preoccupante.

    È un corto totalmente visivo nato a partire da un concorso cinematografico della loro città, in Spagna, che chiedeva di realizzare cortometraggi ispirati alla città. Ogni corto doveva essere fatto da due registi per dare un punto di vista doppio. L’idea è piaciuta alle autrici e hanno fatto storia e storyboard in appena due settimane, è stata una cosa così veloce da stupire anche loro. Le autrici non sanno dire cosa rappresentino i personaggi realmente. Probabilmente la donna è la luce e il cane la morte. Alla domanda sull’importanza del colore non hanno dubbi a dare più importanza all’inchiostro nero usato con grande abilità. Quest’ultima parte lascia chi scrive un po’ confuso. L’inchiostro nero è bello, ma anche i colori privi di contorni erano interessanti.

     “Valley of White Birds” di Cloud YANG per la Cina.

  • Cortometraggio a disegni animati che racconta una storia ambientata nell’antica Cina. Un umano evoca uno spirito/ uccello e grazie a questo salva una valle combattendo dei nemici. La storia è originale, ma fatta riprendendo lo stile delle fiabe tradizionali. Con l’età gli uccelli bianchi diventano neri, questo è il suo pensiero sul mutamento continuo delle cose che è la vita. Nella battaglia il giovane pensa che il vecchio sbagli quando in realtà lo protegge. Questo si ricollega a un divario tra vecchie e nuove generazioni molto sentito dall’autore. Solo nel finale i due personaggi si capiscono.

    Nella sua prima idea c’erano molti dialoghi. Ma dopo ha scelto di toglierli per dare più importanza a scene d’azione e sentimenti. Questo è il cortometraggio più lungo che abbia fatto fin ora. È molto felice di averlo potuto fare e che stia piacendo molto. L”animazione è perfettamente in linea con gli standard cinematografici giapponesi. La qualità è spettacolare.

     

     “Dead Reckoning” di Paul WENNINGERSusan YOUNG per l’Austria.

  • Cortometraggio che combina le riprese dal vero con pixillation e animazioni disegnate sui fotogrammi. Un uomo cammina per una strada di Vienna. Tutto intorno a se ci muove velocemente, in realtà è lui a essere lentissimo. Attraversa la città al rallentatore mentre intorno a lui si agita la vita cittadina. La morte, rappresentata da uno scheletro svolazzante disegnato, compare al suo fianco ovunque vada. Tutto si chiude in un locale, dove l’uomo entra in quella che sembra una doccia per sparire.

    Paul Wenninger, co-autore, incontrò la co-direttrice a Annecy 2015, dove partecipava con lo splendido corto in pixillation “Uncanny Valley”. Finito il festival pensava che non si sarebbero più rivisti, ma poco dopo si trovarono a lavorare insieme a uno stesso progetto. Tempo dopo un festival cercava cortometraggi lunghi al massimo cinque minuti e si misero al lavoro. Volevano parlare di invecchiamento e tempo che passa. L’idea di usare la pixillation fu sua, riuscire a ottenere un effetto di Slow Motion con questa tecnica è stato difficile, ma il risultato gli sembra valido. La storia fu sviluppata mentre il film era in lavorazione. Anche la musica l’hanno fatta loro. Un interessante corto in una tecnica che dovrebbe essere impiegata di più.

     “Kötü Kiz” di Ayce KARTAL per Francia e Turchia.

    Cortometraggio a disegni animati fatto con un bel tratto e pochi colori racconta la storia di una bambina narrata da lei in prima persona. La bambina è curiosa e passa il tempo a giocare e farsi domande sul mondo. Mentre cammina per il paese si nota sempre di più la presenza di una misteriosa figura nera la segue. Mentre il racconto della bambina diventa sempre più confuso e agitato l’essere si trasforma da uomo in una creature mostruoso che fa del male alla bambina. Tutto è raccontato con un crescendo di tensione davvero notevole. Un insieme di ingenuità del racconto e reinterpretazione della realtà che fanno soffrire chi guarda per la povera bambina vittima di un mostro e di cui non si riesce a capire la fine, se sia un racconto fatto tra i vivi o tra i morti. Spaventoso e magnifico. L’autore ha lavorato al corto grazie a un soggiorno d’artista nato da intese culturali tra Turchia e Francia. Chi scrive gli augura di continuare a fare più film possibili.

     

     “Contact” di Alessandro NOVELLI per la Spagna.

    Cortometraggio 2D dove una donna racconta se stessa e i suoi pensieri. Tutto viene illustrato con immagini della donna o di fatti che accadono nel mondo. Il colore prevalente è il nero, i disegni sono fatti in bianco su fondo nero. Lo stile è essenziale, sottile e complicato insieme. È il racconto di un’esperienza mistica in cui la narratrice ritrova se stessa facendo il punto sulla sua vita e le sue esperienze. Tutto mentre scorrono immagini di geometrie infinite e affascinanti o di scene con gesti e pose che l’autore riesce a rendere solenni nonostante la loro semplicità. Chi scrive si rammarica di non aver potuto assistere all’intervista dell’autore a causa di una proiezione a cui non poteva mancare.

    Questi erano i corti dei professionisti in gara del quarto gruppo.



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