Groom, pensata (non solo) per adolescenti

Groom, pensata (non solo) per adolescenti

Peccato non avere una edicola internazionale in città… Molte cose decisamente interessanti si trovano nelle edicole francesi, per dire, e svariate (è il caso delle belle collezioni fumettistiche di Hachette con pupazzetti) non vengono spedite fuori dei confini francofoni, o, quelle che vengono inviate, finiscono per costare decisamente troppo, con la spedizione, se non si trovano disponibili su Amazon.

Ma non è il caso di Groom, la rivista Dupuis pensata tenendo in mente gli adolescenti, che, come vedi, può essere acquistata comodamente in rete (e, se Prime, persino senza spese di spedizione).

Certo, ne ho già parlato su afNews, ma adesso ho in mano il secondo numero, quello dedicato ai “social”. Lo ammetto: mi son fatto delle belle risate intelligenti, non per merito mio (l’intelligenza), ma grazie ai fumettisti e ai giornalisti che hanno confezionato la rivista (e che han saputo stimolare quel poco di cervello funzionante che ho).
Sì, è in francese ed è realizzata da persone di “cultura francofona”, ma in questo mondo “globalizzato”, se pure ci sono ancora delle differenze locali (tipo , magari, la nefasta influenza di qualche religione, o cosa simile, sul libero pensiero, qua e là), sostanzialmente i bambini, gli adolescenti, gli adulti, gli anziani (non sto anche a declinare anche i generi: ci arrivi da solo, vero?), sono tutti esseri umani e le cose fondamentali della vita e della morte sono le stesse per tutti. Per giunta, proprio la tecnologia consente ormai di superare barriere di ogni tipo, se lo si vuole (e se si può utilizzarla liberamente e consapevolmente).


La vuoi in italiano, Groom (o Spirou, o tutt’e due, o altro similare)? Scrivi all’editore che, secondo te, potrebbe seriamente occuparsene… Oppure scrivi a Dupuis: metti mai che, se ci fosse un interesse diffuso in Italia… chissà.

Groom di settembre 2016 presenta il meglio e il peggio, della Grande Rete e delle tecnologie della comunicazione, decifrati da autori come Munuera, Cyprien, Nob, Jeremstar ecc., usando il fumetto e non solo. Le due pagine di editoriale, per dire, sono a fumetti.


I vari articol… er… fumet… uh… dossier a fumetti, affrontano la presenza nella società delle reti sociali, in ambienti diversi, in situazioni diverse, in occidente, nelle realtà difficili… Propongono il caso della tentazione di spiare i ragazzi, da parte degli adulti, esplorano la socializzazione prima e dopo l’avvento delle tecnologie, buttano un occhio al futuro prossimo, affrontano il rapporto tra i social e il mondo dell’informazione… Riflettono sui rischi della rete, sul denaro che vi circola, sulle resistenze all’innovazione, sui problemi generazionali e altro ancora.

Ho scritto prima che Groom è una rivista pensata tenendo a mente gli adolescenti, il loro mondo, le loro esigenze. Vuol dire che la può leggere chiunque, visto che, chi non muore prima, adolescente lo è sicuramente stato. L’altra, famosissima, rivista settimanale “per ragazzi” di Dupuis è Spirou. Non è “pensata per gli adolescenti“: è pensata per i bambini? Per l’infanzia? Per i la gioventù che legge?
E’ esplicitamente pensata per “tutta la famiglia“.  Hai presente il vecchio Corriere dei Ragazzi? Poteva essere letto da tutti, non solo dai “ragazzi”, perché i giornalisti e i fumettisti lavoravano con grande professionalità e con un linguaggio adeguato. Già, perché il punto non è censurare argomenti scomodi o delicati, ma solo saperne parlare (con vera cognizione di causa) con linguaggi tali da poter essere compresi da tutte le fasce d’età. Ah, non dire “e che ci vuole?”, perché la realtà dimostra che ci vuole davvero tanto, per riuscirci. E’ fin troppo facile, per alcuni, passare da un contorto linguaggio per adulti sofisticati (“nessuno mi capisce, oibò”) all’infantilismo più totale, altrettanto inadatto. No, non è facile usare un linguaggio semplice e comprensibile da tutti. Probabilmente richiede una buona cultura, grandi competenze, tanta umiltà, grande curiosità e una forte motivazione ideale.

Chi ne è capace, può realizzare una rivista per tutta la famiglia.
La leggono i bambini, gli adolescenti, gli adulti, gli anziani. Ciascuno ne ricava il massimo. La differenza non sta nei contenuti, ma nel linguaggio. Al momento non la produce un algoritmo elaborato. La possono fare gli esseri umani, quelli “giusti” per questo lavoro e, possibilmente, quelli con le adeguate motivazioni ideali, visto l’alto ruolo sociale di una tale impresa.

Si – può – fare! Quello presentato oggi è un solo esempio (anzi, due). Ma ci vogliono le persone adatte, perché non è solo una questione di marketing…



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